Ancora risuonano gli ultimi echi di guerra, la conta dei reduci si è conclusa ed anche il triste elenco di chi non è tornato. Si vive un clima di fermento, i giovani vogliono guardare avanti consapevoli che solo così possono costruire il loro futuro. Debbono trovare nuovi stimoli: la montagna che si profila maestosa all’orizzonte di Torino è un richiamo a cui non si può resistere.
Un gruppo di amici comincia a frequentarla ed il clima che si crea nel condividere la fatica, la conquista della cima e gli orizzonti, crea quelle emozioni che si esprimono con il cantare insieme, la sera in rifugio, in vetta e durante i viaggi in treno. Si intonano canti tradizionali di montagne, di guerra e le voci, le armonie nel cantare insieme si vanno via via affinando. Qualche applauso, la richiesta di un bis, fanno nascere l’idea di organizzarsi iniziando ad “allenarsi “con regolarità.
Ma è dopo un concerto della SAT dell’aprile 1950 che questo gruppo di appassionati, sull’onda dell’entusiasmo, decide di formare un Coro. Il Coro Edelweiss.
È l’anno dei tentativi di conquista da parte di Bonatti della parete Est del Grand Capucin, la Mille Miglia infiamma i cuori con Fangio ed Ascari su Alfa e Ferrari rispettivamente, la Lancia Aurelia da poco comincia a girare con eleganza sulle strade del nostro Paese.
A Torino inizia l’avventura dell’Edelweiss. Una fisarmonica per aiutare a trovare la tonalità, per ricercare l’armonia e via. E si canta la guerra “maledeta” che “mi ha dato sì tanto dolor”, si cantano le montagne “tra boschi e valli d’or”, si canta l’amore e si cantano anche antiche storie e fiabe raccontate intorno al fuoco.
Fra i primi Canti, “Monte Canino”, un Canto triste che parla dell’”ora di partir”, di “un lungo treno”, di bivacchi “a ciel sereno”. Canti di guerra, forse per esorcizzarla o per ricordare gli amici caduti o per tramandare ricordi e sentimenti affinché non si ripeta più.
Ma ci sono anche canti allegri e spensierati, forse per cercare di dimenticare. Fra questi “Salve o Colombo” che strappa un sorriso esaltando in modo scanzonato e goliardico le gesta di Colombo “ligure ardito” con un ritmo che riscalda gli animi ed esalta lo spirito degli italiani “pittori, artisti…” ma anche amanti del buon vino e “sempre in festa”.
Sono passati 70 anni da quei primi passi, il Coro Edelweiss ne ha fatta di strada, il repertorio si è arricchito, qualche centinaio di Coristi si sono impegnati con passione, sei Maestri si sono passati il testimone riuscendo a trasmettere entusiasmo e dedizione. E così lo spirito dei “Padri Fondatori” è rimasto. Fra i 150 e più Canti del repertorio, “Monte Canino” e “Salve o Colombo” sono ancora presenti.
Con la passione e l’entusiasmo che sanno esprimere i suoi Coristi, di strada l’Edelweiss ne farà ancora.
Buon Anniversario e Radioso Futuro Edelweiss!
Tarcisio C.